Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Ottavio Nulli Pero
Ottavio Nulli Pero : un passato da Segretario generale della Cisl dell'Umbria, poi Sindaco di Todi. Con una passione , la politica. E' corretto?
R. Sì. E bisognerebbe chiedere a qualcun altro se si è comportato altrettanto correttamente. Poi me lo faccia sapere, anzi lo faccia sapere a tutti i lettori. E' un suo diritto ¨dovere" di giornalista. Anzi inviti a farlo anche agli altri giornalisti. Comunque la ringrazio e le spiegherò. A parte il lavoro autonomo o gli impegni nel volontariato che di solito sono sempre compatibili penso Lei si riferisca Al Sindacalista e al Sindaco. Le due cariche(elettive cioè politica e sindacato) in effetti sono incompatibili , ma io per estrema correttezza e per evitare problemi sul momento in cui scatta la incompatibilità mi sono dimesso ancor prima di accettare la candidatura a Sindaco. Troppo comodo dimettersi dopo, senza correre alcun rischio. Chi ha paura del posto non può far politica perché ne rimane imprigionato ; perciò non più libero di dare il meglio.
Il Comune di Todi
D. Stiamo affondando o no?
R. Ci siamo sicuramente molto vicino. Tuttavia credo che se si fanno alcune cose possiamo ancora evitare il peggio. Ma di tempo non ce n'è molto . Anzi penso sia tutto scaduto. Ma io confido molto negli Italiani e penso che se saràdata loro la possibilità siano ancora in grado di capovolgere le sorti del Paese. Ma la strada delle scelte della politiche non é quella giusta.
D. perché siamo arrivati a questo punto?
R. Le cause sono molte , ma sono convinto che i Governi di questi ultimi venti anni hanno tirato avanti , sottovalutando la crisi o negandola non solo agli agii altri ma anche a se stessi. Ma soprattutto non hanno governato, ma solo amministrato ( e male ) il Paese.
D. il rilancio da cosa parte?
R.E E' sbagliato pensare che il fare una cosa automaticamente generi sviluppo . E' il concorso di più cose, di più fatti che possono mettere in movimento lo sviluppo. Detto questo per iniziare ne bastano poche ma forti, direi di orientamento. Per primo mettere a punto un sistema di lotta vera alla corruzione in tutte le sue manifestazioni ed articolazioni. Veda la corruzione si combatte solo in un modo . Nell' atto criminoso che si mette in piedi c'é sempre un corruttore ed un corrotto. Quantificando anche gli anni di carcere o le multe, come pene che definirei accessorie . La pena vera é quella di mettere entrambi nella condizione di non ripetere il reato . Allora il pubblico dipendente o il politico o il professionista o l' mprenditore deve andare a casa subito , e non debbono avere piu´ la possibilità nemmeno di contatti con la cosa pubblica. Mai più lavoro con le Pubbliche Amministrazioni di nessun tipo ,né dipendente né autonomo, né di appalti di opere. Insomma deve vivere l' isolamento più totale dalle Istituzioni e dagli uffici pubblici. Forse negare loro anche l' esercizio di alcuni diritti civili attraverso i quali si può ricreare il contatto. Insomma colpire l'interesse vero che ha generato il reato E poi occorre metodo per scovarla. Esistono protocolli firmati anche dall' Italia con quasi tutti paesi del mondo per la lotta alla corruzione , rimasti inapplicati. Se si fosse agito così in passato all' EXPO, al MOSE, alcuni personaggi non avrebbero nemmeno circolato. Ha ragione il commissario a pretendere gli strumenti per lavorare. Poi ci sarà da fare la riforma della P.A. e quella del fisco. Le linee sono arcinote e declamate da tutti salvo tradurre in pratica. Ora è arrivato ed è stato superato il tempo massimo..
D. Cosa dire del Premier Renzi?
R: Che ha elencato una riforma al mese e forse qualcosa di più, ma che finora se ne è¨ vista una e fatta male. In sostanza ha promesso di più, ha individuato anche punti giusti, ma poi una scarsa coerenza e spesso un pessimo modo per affrontarli e risolverli concretamente.
D. Pregi e difetti del Governo Renzi :
R. : Ha avuto il pregio di utilizzare un modo nuovo per affrontare i problemi , ma quello più tradizionale e più vecchio per risolverli. In sintesi, meno rottamazione, qualche demolizione, ma anche qualche costruzione.
D. Problema lavoro: lei se ne intende visto il suo passato di sindacalista. Perché ci sono tanti senza lavoro?
R. Ci sono per la crisi generale . Ma soprattutto la situazione è figlia di una politica finanziaria attenta ai mercati speculativi ed ai mercanti ,molto meno all'economia reale. Quella che produce, che genera occupazione e mercato e ricchezza. Insomma quella che determina il PIL e fa variare i rapporti tra export ed import . La ricchezza si importa così . E deve essere chiaro che i capitali non si esportano. Per nessuna ragione. Le risorse si spendono dove sono state guadagnate . Il principio e la sua applicazione eliminerebbe tanti problemi. Salvo investimenti ma é un capitolo particolare e deve essere ben regolamentato. Gli utili devono tornare comunque.
D. L'Italia è un paese antico o moderno?
R. E' un paese antico con velleità moderne. Solo i monumenti debbono essere conservati antichi. Anche le tradizioni possono e debbono vivere un ambiente moderno. Tenga conto che sta cercando di rinnovarsi anche la Chiesa.!!
D. L' euro è ancora di moda?
R. Le imposizioni è difficile accettarle come una moda. L' euro non é un vestito che non abbiamo scelto; forse anche per quello ci va stretto. Ma aldilà della battuta il problema é di sostanza. Ad essere generosi e brevi si può dire che è stato un errore di strategia in quanto partendo dalla moneta non si unifica niente. E comunque é arrivato sicuramente nel periodo sbagliato.
D. A che ci serve l'Europa?
R. Un' Europa servirebbe a tutti. Questa Europa concepita così non serve a nessuno. Per ora se ne è¨ giovata di più la Germania , in futuro non lo so . So che nell'interesse di tutti va modificata profondamente.
D. L' Italia pu¨° fare da sé?
R. Ora la globalizzazione non consente a nessuno di fare politiche autarchiche , quindi è necessario intenderci sul significato di fare sé. E' assolutamente in grado di decidere da sé. Sa che con la politica dell'austerità non si va da nessuna parte . Anzi si va verso la regressione. Sa che ha grandi risorse umane da cui poter attingere. Non a caso è la settima potenza del mondo. I nostri predecessori lo sapevano chi ci governa deve impararlo.
D. I pericoli?
R. Se ci muoviamo bene non vedo pericoli, almeno superiori a quelli attuali. Il pericolo è¨ un lungo periodo di disoccupazione , la stagnazione ,la perdita di fiducia delle imprese verso il sistema Italia. Perciòdobbiamo uscire velocemente da l tunnel senza luce nel quale ci siamo cacciati.
D. Cosa fare per prima cosa?
R. Una vera campagna di moralizzazione del Paese . Non a chiacchiere ma con provvedimenti seri . Una riforma della burocrazia e delle istituzioni a tutti i livelli , riportando nel normale tutto ciò in cui abbiamo debordato. ( qui ci sta tutto ,dagli stipendi agli sprechi, dal numero alla qualità della rappresentanza).
D. il governo Monti ha significato, tra le altre cose, il crollo del valore degli immobili. Alcuni stimano in addirittura venti anni il tempo necessario per la ripresa del settore, uno dei caposaldi della ricchezza delle famiglie italiane.
R. Il Governo Monti ha messo in ginocchio l'edilizia che è stato sempre uno dei motori dello sviluppo. Non so quanti anni occorreranno per risanare i danni al settore. Certamente ha cercato di prelevare il massimo dal patrimonio immobiliare tassandolo in tutti i modi. E' falso dire che Monti non ha messo la patrimoniale. Anzi non ha colpito i grandi patrimoni , ma tutti i patrimoni, facendo diventare anti economico qualsiasi investimento nel settore immobiliare. Al resto ci hanno pensato le banche chiudendo i rubinetti di uscita, mentre in entrata arrivavano "fiumi di denaro" a tassi irrisori.
D. Che cosa le è¨ piaciuto di più della sua carriera?
R. Difendere la parte più debole . Sempre. Da sindacalista a da Sindaco. Questo non per un dogma politico ma per un dovere morale che significa lasciare spazio anche agli altri. Non sono per le dittature; nemmeno quelle del proletariato.
D. Che cosa vuole fare adesso?
R. Vorrei continuare a dare il mio contributo senza alcuna ambizione di carriere . Ma vorrei veder un Paese , il mio Paese, rinato e potermi dire soddisfatto: c'ero anche io. Mi basta.
Ndr. Gli articoli di Ottavio Nulli Pero sono pubblicati su su www.nuova-politica-webnode.it
UN' ITALIA SENZA POLITICA
EUROPA SI, EUROPA NO ,CORRUZIONE
Qual'è la politica dell’ITALIA ? E se non ci fosse una politica?
La politica è esercitare " l'arte " di governare senza fare sbagli, per un paese che sia giusto.
Tutti i giorni ascoltiamo dichiarazioni dei politici che servono solo a rafforzare la convinzione che manchi una politica dell’Italia. Esempio più classico è quello dell’euro. Da una parte abbiamo gli europeisti convinti ,che non riescono d'altra parte a convincere nessuno della bontà delle loro tesi. Tanto che sembrano spesso più attenti a non farsi schiacciare dagli euroscettici ,piuttosto che a tentare di schiacciarli con argomenti economici validi. Non riescono insomma a spiegare le ragioni profonde per cui dovremmo rimanere agganciati all’euro ; tanto meno a disegnare gli scenari se ne uscissimo.
D’altro canto gli euroscettici riescono invece a spiegare la loro posizione sulla base di ciò che è passato , ma raramente riescono a convincere che uscirne sarebbe la totale salvezza. Il tema si complica ancora di più se si introduce un altro elemento di riflessione e precisamente: uscire dall’euro con azioni ben pilotate che ci lascino fortemente agganciati alla politica dell’Europa anche se fuori dall’Euro. Le due posizioni anche in termini elettorali a me pare che si equivalgano e quindi non meraviglia che finisca sul filo di lana o magari anche con distanze più significative.
A mio giudizio , molto dipende da una campagna elettorale fatta di “slogan” ma di poche ragioni che li sostengano. Da qui il sospetto che la politica di governo abbia comunque perso la sua battaglia , in quanto non è riuscita a spiegare le conseguenze positive del rimanere nell’area dell’euro.
Le astensioni dal voto faranno sicuramente la loro grande parte ( le ultime statistiche dicono che siamo intorno al 37% , al quale va aggiunto il 14 % di indecisi che potrebbero far mutare ancora di più il risultato). Con ciò arriviamo al 50% circa che decreta il fallimento della politica. Insomma siamo un Paese senza una politica largamente condivisa sull’Europa (positiva o negativa che sia). Questo è il vero dramma. In questi giorni si sono aggiunti altri temi non di poco conto e che completano il quadro della non politica.
Le vicende di corruzione dell’ EXPO ci hanno riportato non tanto, o solo, alla tangentopoli , ma ad un fenomeno peggiore che è quello di chiederci se ne siamo mai usciti.
Sembrerebbe di no e non solo. Addirittura alcuni personaggi coincidono , altri hanno appena passato la mano ma il fenomeno continua senza interruzioni. Anche qui significa che la lotta alla corruzione dal ’94 non ha fatto passi avanti. Nonostante il commissario per le opere dell’EXPO che ne è a capo ,succedono queste cose e non ne sa nulla. Quindi non era sufficiente ?Inoltre Il cittadino credo si chieda ( nonostante la corsa ai ripari da parte del Presidente del Consiglio) :l’Autorità ( anti-corruzione ) che già c’era , non avrebbe potuto vigilare anche prima sul più grande cantiere aperto in Italia? Evidentemente non può ; ma allora a che serve? Ovviamente tutto questo aldilà delle persone, in quanto non discuto la correttezza del magistrato Cantone , non ne avrei alcun motivo. Il punto è capire se abbiamo certezza che questi episodi non si ripetano. Io non ne sarei per nulla convinto , visto che continua a dilagare .
Evidentemente non abbiamo una politica che definisca bene ruoli , responsabilità e pene per debellare questo “cancro dalla società”. E qui il problema è tutto politico. Tutto politico perché appartiene alle forze politiche fare le leggi. Dettare gli strumenti per applicarle e sentirsene per prime destinatarie. In sintesi dare il buon esempio. Ma purtroppo non è così. Le strade della politica con quelle della speculazione, della malavita , spesso si intrecciano maledettamente fino a confondere anche i limiti . Certamente è importante tutto , sono importanti tutte le riforme .
E’ importante la riforma dello Stato Istituzione e lo Stato organizzazione . Ma non è importante un Senato di 100 o 150 Senatori (lo sarà) . E’ invece prioritario stabilire che deve essere un Senato di persone capaci ed oneste. Ed anche qui il problema è politico .Perché è la politica che deve dettare le regole in base alle quali si può o non si può accedere alle cariche pubbliche. Quel garantismo che ci perviene dalla Costituzione può andare bene per tutti , anzi è forse un segno di grande civiltà giuridica. La stesse regole non possono però valere per chi si candida ad una funzione elettiva o chi viene nominato a capo di un’azienda pubblica o di un pubblico servizio o chi presta comunque la propria opera per lo Stato. Non è una ingiustizia ne una disparità . Significa solo che uno Stato per accedere a certe funzioni esige delle qualità . Chi non le ha non può accedervi. Da qui si parte per le riforme. Altrimenti non è politica per i cittadini , ma interesse di parte della la politica che non li rappresenta.
Ecco perché ci manca una politica.
Ci manca una politica di scelte che sono pregiudiziali a qualsiasi riforma. Le riforme fatte per i cittadini sono queste , quelle fatte per i partiti possono prescindere da queste ma non possono avere lo stesso nome e la stessa dignità. “ Non è molto importante con quale sistema votare ma chi è importante chi votare e chi poter scegliere.” Poi ciò di cui si è parlato in questi giorni è solo una conseguenza ma non il male. Stipendi , giustizia retributiva , sprechi, privilegi sono il frutto delle scelte delle persone che si sono messe a monte e si dipanerebbero molto più semplicemente . La riforma non può essere il tetto alle retribuzioni, quella è solo etica ; non possono essere gli 80 € , che se gestiti bene non sono comunque politica ma giustizia distributiva.
Ma in questi giorni è tornato alla ribalta il problema dell’Immigrazione .
Non è più possibile gestirlo a seconda le sensibilità di ciascuno. Anche qui manca una politica di fondo. Non si può assistere alle discussioni tra pro o contro , tra Italia ed Europa . tra sicurezza e diritto, tra nazionalismi e populismi . Occorre darsi una politica per l’ Italia per l’Europa e per il mondo. Partendo da principi umanitari bisogna però decollare sul possibile , altrimenti rimangono solo morti nel mare della disperazione , principi universali e politiche di paese. La dicotomia è troppa. La politica deve colmarla con la ragionevolezza e spirito costruttivo per la soluzione . Solo così si costruiscono i cittadini del mondo. Non con le sparate di diritti fuori da ogni logica che portano solo alla indignazione. La politica è nuovamente sotto accusa . La politica come arte di governo complessivo, dal piccolo Paese al mondo intero. Altrimenti le organizzazioni Internazionali di qualunque tipo siano , rappresentano esse stesse un cattivo esempio di grandi progetti verso cui bisogna tendere e verso cui volgere le azioni , senza fughe in avanti né indietro.
Lascio per ultimo la vicenda di quello che appare come un complotto verso l’Italia , da parte dell’ Europa( o pezzi di essa) con l’auspicato aiuto dell’America.
Non sappiamo oggi quanto sia vero , né la sua portata , sappiamo che è grave solo che siamo costretti a parlarne. Noi siamo sempre stati favorevoli alla autodeterminazione dei popoli . Non possiamo esserlo a giorni alterni. Quindi comunque se ne sia parlato è grave. E’ grave il fatto , non l’entità . Ma anche qui senza pensare di dichiarare guerra al mondo sarà pure necessario definire una nostra politica ,nazionale, Europea , e contribuire a quella mondiale. Se non abbiamo idee sulla organizzazione mondiale e su quale equilibri si tiene , non possiamo avere idea nemmeno di come di come si governa una cittadina. Se la sovranità nazionale di ciascuno non si concilia con la cooperazione tra i popoli e con uno sviluppo che tenga conto di tutte le componenti e disegnare un modello possibile per gradi , sarà difficile vedere la globalizzazione dappertutto senza aver uniformato gradatamente le condizioni di partenza. La divisione internazionale della economia e del lavoro , sempre esistita , non si supera con la demagogia del tutto e subito; ma con la gradualità degli sforzi di ogni giorno per il suo superamento. Non deportando le persone , ma portando benessere dove non c’è. Di questi problemi mi aspettavo che la politica discutesse in questa campagna elettorale. Questa sarebbe stata veramente la svolta.
Avrei voluto sentire con un po’ di coraggio dove e come l’Italia vuole riformarsi e che cosa ritiene prioritario e come e dove l’Italia si colloca con la propria politica nell’ambito della scelta europea e di scenari ancora più ampi. Posso quindi solo essere ulteriormente deluso. La speranza è solo quindi un’alternativa a questa mancanza di politica.
Ottavio Nulli Pero
http://nuova-politica.webnode.it/
di Ottavio Nulli Pero
L’INPDAP AFFONDA I CONTI DELL’INPS.
All’INPS non serve risparmiare sulla disabilità. I problemi sono altri. Eccone uno.
Anche nel sito dell’ INPS troviamo “La Costituzione Italiana garantisce al cittadino inabile al lavoro e sprovvisto di mezzi necessari per vivere, il diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. In tal modo intende tutelare la dignità umana nello spirito della solidarietà di tutti i cittadini verso coloro che, per minorazioni congenite o acquisite, siano incapaci di svolgere un lavoro proficuo.” http://www.inps.it/portale/default.aspx?itemdir=5745
E allora perché sulla disabilità e sul sociale si è sempre pronti a risparmiare?
Ma torniamo al tema del titolo. Vale a dire perché L’INPDAP AFFONDA I CONTI DELL’INPS.
Una volta ci raccontavano che erano le gestioni così dette povere, di ex colono mezzadri e poi coltivatori diretti, in aggiunta ad altri settori, commercianti, artigiani ecc, unite ad una troppo spesso facile pensione di inabilità, oltre ad alcune prestazioni sociali erogate dall’INPS , a portare il medesimo verso il collasso. Una tesi dal sottoscritto sempre contestata perché solo parzialmente vera , ma non certo vera da portare l’INPS verso il dissesto. Ora arriva il contrordine. L’INPS affonda a causa della fusione con l’INPDAP. All’INPDAP erano iscritti tutti i lavoratori del settore pubblico, all’INPS tutti quelli del settore privato, oltre ad alcune piccole gestioni separate. Ebbene, che i pensionati INPDAP avessero dei privilegi ,rispetto a quelli privati ,era risaputo e lo è ancora. In sostanza un lavoratore del pubblico impiego a parità di salario durante il lavoro ,percepisce una pensione più alta, da pensionato. Nella gestione INPDAP hanno maturato le cosiddette pensioni baby, che tanto danno hanno fatto al sistema. Il rapporto contribuzione e pensione è molto più elevato. Ma non basta . Spesso lo Stato e gli enti pubblici sono cattivi pagatori di contributi. Infatti, mentre l’INPS eleva sanzioni al privato che non paga i contributi ,L’ INPDAP no perché si troverebbe a sanzionare lo Stato o gli Enti locali. Quindi non lavoratori e poi pensionati diversi , ma anche datori di lavoro trattati in modo diverso. Evasori i primi (privati); semplicemente “impossibilitati” a pagare gli altri . Dopo la fusione i nodi sono venuti tutti al pettine. Nel solo anno in corso la gestione ex INPDAP ( ora presso l’Inps ) ha registrato una perdita vicina ai nove miliardi di Euro. Se si aggiunge quella dell’anno passato si arriva a circa 14 miliardi. Gli effetti sul bilancio 2013 sono dovuti anche ai numerosi pensionamenti avvenuti tra il 2012 e 2013 dovuti anche alla incertezza normativa. Ma non solo il fondo pensioni è stato gestito male, ( con leggi e leggine clientelari) ma il fondo immobiliare è stato gestito ancora peggio. Case di grande pregio, site spesso nei posti più belli sono state quasi svendute agli inquilini. Molti inquilini , guarda caso, erano politici o comunque personaggi che vivevano all’ombra della politica. Ha ragione quindi il Presidente Mastropasqua ( anche se non dà il buon esempio ) a dire che il nuovo Ente è sull’orlo del collasso. Allora che fare per non interrompere il pagamento delle pensioni? Interviene lo Stato a mitigare il deficit . Ovviamente lo Stato interviene con i soldi della fiscalità generale. Pertanto anche una quota delle tasse se ne va per pagare le pensioni. La riforma della “Fornero” , oltre a non essere condivisibile , non darà eventuali frutti prima di un lungo tempo. Ecco allora uno dei perché si cerca di risparmiare sul sistema pensionistico in generale , sulle inabilità, sulle invalidità , e perfino sulle disabilità. In questi giorni in cui questi dati sono stati diffusi non ho visto peraltro tante reazioni. Allora mi viene da pensare che i privilegi non si vogliano contestare. Nel mentre, in questi giorni leggo “ il piano per il lavoro “ pensato da Renzi , che tende ad uniformare le categorie del settore privato e ad estendere le garanzie per i lavoratori in base all’anzianità e al contempo porre i contributi previdenziali carico dello Stato per abbassare il costo del lavoro. Sull’accorpamento in un numero minore di contratti di lavoro sono d’accordo , sulle garanzie variabili con l’età un po’ meno, sulla diminuzione del costo del lavoro sono ugualmente d’accordo ma abbassando il cuneo fiscale e magari parte anche della contribuzione previdenziale, ma non nel modo proposta, e solo per il settore privato. Significherebbe perpetuare i privilegi fra pubblico e privato. Credo che non si possa prescindere da questo dato. Allora perché non uniformare anche la normativa sia contrattuale che contributiva tra settore pubblico e privato ? Non sarebbe intanto “la riforma delle riforme” ed un atto di giustizia tra lavoratori ? Almeno tra i nuovi assunti? Spero che la politica e le forze sociali lo annotino nell’ Agenda delle riforme.
Ottavio Nulli Pero
Politica e Sociale
GLI AUTOGOL DI LETTA E RENZI.
di Ottavio Nulli Pero
Se pensavamo di assistere ad un nuovo corso della politica sinceramente bisogna ammettere che la partenza è almeno rinviata. Scrivo di Renzi e Letta perché insistono nel dichiarare di rappresentare il nuovo. Gli altri hanno il pudore di non farlo , aspettano solo di essere cacciati. Del premier dico soltanto che dopo tante manovre e dopo mille modifiche alla legge di stabilità è riuscito nella difficile impresa di scontentare tutti.
In effetti la legge di Stabilità non può accontentare gli imprenditori che contavano su un intervento più risoluto per tagliare il cuneo fiscale . Infatti il "fondo " che Letta aveva promesso di istituire per dedicare a questo scopo , dopo che è diventato accessibile a tutti , fa sì che per il taglio alle tasse di lavoratori e imprese rimangano solo gli "avanzi". Di occupazione per rilanciare ,anche i consumi non se ne vede traccia.
Insomma non si vede traccia di ciò che dovrebbe rilanciare sviluppo ,occupazione, salari e consumi. Anzi i consumi continuano a scendere in caduta libera . Diminuiscono pure le spese per il cibo necessario all’alimentazione, come diminuisce l’acquisto di farmaci da parte di chi ne avrebbe bisogno. A fronte di ciò il Premier si dichiara ottimista e vede una ripresa del PIL dell’ 1% per il 2013 e del 2% nel 2014 . Il centro studi di Confindustria prevede invece uno 0,1% nel 2013 ed un calo nel 2014 della stessa entità .
In sintesi nel 2015 saremo esattamente come oggi. Non ho dubbi che abbia ragione Confindustria, anche perché il premier ha poi risposto non argomentando i numeri ma dicendo che del resto "non si potevano sfasciare i conti". Nel frattempo le tasse ai cittadini sono aumentate ed un giro di vite allo stato sociale è già stato dato ma non credo che basti. In compenso nella legge di Stabilità sono state introdotte nuove spese improduttive per finanziare progetti che sicuramente potevano attendere. In definitiva siamo alle solite e forse peggio. Sinceramente l’elemento di rottura molti lo vedevano nel nuovo segretario del PD. Io non molto . Non faccio ovviamente questione di partiti . Questi partiti non mi interessano, perciò rivolgo l’attenzione alle persone. Premesso ciò mi pare di poter affermare che Renzi al di là dell’animazione della scena politica poco abbia portato . E’ poco tempo è vero , ma la promessa di iniziare subito dai temi concreti l’aveva fatta Lui. Non altri. Ebbene sulla legge di stabilità non mi pare che abbia fatto pendere la bilancia da qualche parte. Sulla legge elettorale mi pare che al di là del ritornello " che va discussa con tutti i partiti " non sia andato . Sarà un risultato spostare la discussione dal Senato alla Camera ? Non ho visto nessuno per la verità fare salti di gioia o rammaricarsi per questo. Né ho sentito gente per strada esultare per questo risultato. Per quanto riguarda le vicende parlamentari che diceva di voler coordinare mi pare che l’esordio sia negativo . Intanto oggi il governo è stato battuto su un emendamento di alta politica come quello " che introduce una penalizzazione per comuni e regioni che intervengono per limitare o disciplinare il "gioco d’azzardo" . La motivazione è che altrimenti entrano meno soldi all’erario. In sintesi uno Stato "biscazziere "non doveva essere disturbato. E pensare che il fenomeno sta dilagando ed in molti si stanno preoccupando. ( Anche Presidenti di Regione ,sindaci ecc.) . Bene , se interverranno per limitare il fenomeno selvaggio saranno puniti. Il buon Renzi accortosi delle critiche perché anche i suoi hanno votato l’emendamento, sorpreso con le mani nella marmellata ha affermato " Il Pd dovrà rimediare a questo errore. " Aspettiamo. Ma mi preoccupa ancora di più la vicenda della presentazione del "Piano per il lavoro" . In effetti dalla declinazione di alcune linee quello che appare chiaro e la eliminazione dell’art 18 dello Statuto dei lavoratori da applicare ai nuovi contratti a tempo indeterminato. Ciò significa vendere la libertà di licenziamento ( senza alcuna giusta causa) per un finto rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Non so se riuscirà a spiegare che senso ha un rapporto di lavoro a tempo indeterminato unito alla incertezza del lavoro anche per cause totalmente discrezionali.
( Fede religiosa , colore della pelle, antipatia , genere , non importa ). Ora che ci sia bisogno di flessibilità non vi è dubbio ma un sistema simile non può non prevedere un sistema di mobilità o l’introduzione di un vero salario sociale, altrimenti crea solo false aspettative di lavoro e perciò di un salario radicate sul nulla. Del resto i datori di lavoro chiedono di creare le condizioni per radicare le imprese ,per rafforzarle , per tutelare le produzioni , per alimentare la richiesta del mercato ; per riavviare insomma lo sviluppo. La libertà di licenziare c’è ora , perché mancando il mercato non c’è per chi produrre e le aziende hanno licenziato e continuano a farlo anche perché costrette dalla crisi e dal non credito spesso chiudono. Quindi torniamo all’inizio e cioè alla necessità di una politica industriale , e per tutti i settori, perciò di legge di stabilità più orientata in questa direzione. Anche qui apprendo dalla stampa che Renzi accortosi dell’ ‘errore ha fatto subito marcia indietro sull’abolizione dell’articolo 18 affermando che non è la priorità e che comunque la sua segreteria sta lavorando per un piano del Lavoro.
Sinceramente non mi pare questa l’aria da statisti. Se si fanno questi errori mi pare che si ricomincia dal vecchio e non certo dal nuovo. Un po’ più coraggio per dire qualcosa di veramente nuovo non guasterebbe. Ciò vale sia per Renzi che per Letta , come vale per tutti i parlamentari. Non mi pare ci sia il verso per interpretare la richieste che arrivano dalla società. Si può solo dire: "per ora non ci siamo." Bisognerà ricominciare una nuova partita.
In compenso paiono entrambi soddisfatti del decreto che prevede l’uscita dalle carceri di circa 3.000 reclusi con un meccanismo diabolico di sconto di pena che nemmeno un ingegnere della Bocconi riesce a cavarsela .
Come regalo di Natale non è male.
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